C’è da amare. C’è da lasciarsi penetrare in profondità da Cristo e dalla sua Parola. C’è da chiedere di essere accolti nel profondo della sua Vita.
L’amore comprende.
E «Si può amare anche senza capire».
1. Ingresso.
Mettiti alla presenza del Signore.
Cerca la calma.
Fa’ un lento segno di croce.
Chiedi allo Spirito la pace interiore, la libertà di cuore e la capacità di accogliere i suoi doni.
2. Leggere e gustare
Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli». (Mt 5, 17-19)
Leggi il brano con grande attenzione cercando di comprendere «che cosa dice».
Presta ascolto a quali parole o versetti ti suscitano reazioni interiori significative e soffermati gustandone il sapore, buono o cattivo che sia.
Se ti sono d’aiuto, utilizza gli spunti seguenti per meglio comprendere il testo.
Note per la comprensione del brano.
Ci troviamo all’inizio del grande Discorso della montagna, che in Matteo occupa ben tre capitoli.
Dopo la poetica introduzione delle Beatitudini, Gesù ha definito il ruolo dei suoi discepoli dichiarandoli «luce» e «sale» della terra, un’identità che non dovranno guadagnarsi ma che già possiedono.
I versetti che commentiamo fanno da introduzione a una breve sezione in cui Gesù definisce il suo rapporto con la Legge e chiarisce come i suoi insegnamenti si collocano rispetto ad essa.
Due sono i verbi attorno a cui ruota la questione: καταλύω (= abolire, distruggere) e πληρόω (= compiere, portare a pienezza) e risulta determinante, nella comprensione del detto di Gesù, che vengano attribuiti al suo insegnamento oppure alla sua vita intera.
Nel primo caso, l’evangelista affermerebbe che Cristo è colui che manifesta il vero significato della Legge; nel secondo, che Gesù attraverso la sua obbedienza adempie la Legge osservandola perfettamente e conducendola al fine vero con la sua morte e resurrezione.
Per l’uso che si faceva dei due verbi al tempo di Matteo e per i significati che lui attribuisce nel suo Vangelo, si deve propendere per la seconda ipotesi, pur lasciando sullo sfondo la prima: nella vita di Gesù, grazie alla sua adesione obbediente al Padre, vediamo la realizzazione piena e perfetta della Legge mosaica.
La vita di Gesù è sintesi di ogni Legge divina e incarnazione efficace di ogni comandamento. Il suo averla vissuta all’insegna dell’amore per Dio e per gli uomini è la sintesi esistenziale di come il comando dell’amore sia il centro della Legge.
Dopo l’affermazione di principio generale, Gesù precisa ulteriormente: nulla della Legge può dunque essere trascurato e non vi è alcuno che possa permettersi di stralciarne una parte, pena la condanna.
Per quanto vi sia il primato dell’amore, ciò non toglie che in Cristo tutta la Legge abbia conosciuto il suo adempimento perfetto, anche nei suoi precetti più marginali o secondari.
Così Gesù, pone indirettamente il proprio stile come quello da assumere di fronte ai comandi di Dio: la umile e perfetta obbedienza.
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3. Ascoltare e Confidare
Interroga il testo cercando di coglierne il messaggio essenziale (cosa rivela di Dio, dell’uomo, del mondo, dei valori fondamentali?).
Colto il messaggio, applicalo alla tua vita. Che cosa ti dice il testo?
Dialoga con il Signore confidandogli quel che ti è sorto nel cuore.
Se ti sono d’aiuto, utilizza gli spunti seguenti per meditare il brano.
Spunti per la riflessione sul testo.
«Io non ho capito. Non ho nemmeno saputo. A volte nemmeno voluto. Ho vissuto. Piccola sorgente che divenne un fiume».
Dice così di sé la bellissima Maria di Nazareth che Mariapia Veladiano ritrae in quel gioiello che è «Lei», il suo omaggio letterario alla Madre di Gesù.
«Si può amare anche senza capire» ripete la Madonna ai vari personaggi che vanno a chiederle conto di suo Figlio e del suo esserle Madre.
Capire e sapere non sono l’unico modo di abbracciare una vita, una storia, una persona. Anzi, forse, tra i tanti sono i meno efficaci.
C’è qualcosa che l’amore sa farci fare e che niente altro ci permette: lasciare che la vita dell’altro penetri profondamente nella nostra e, allo stesso tempo, consegnare la nostra esistenza perché possa trovare dimora in quella dell’altro, qualora voglia accoglierla.
È così che anche il capire e il sapere passano in secondo piano. Si diventa «uno», amando, tanto realmente quanto misteriosamente. E si è, semplicemente si è, al plurale, anche senza sapere come.
Cristo avrà anche capito la Legge nelle sue pieghe più indecifrabili, ma prima di tutto l’ha amata dandole la sua carne, la sua libertà, la sua volontà, la sua intera esistenza. Così l’ha adempiuta e, forse, solo così l’ha davvero fatta Sua Sapienza.
Incontro spesso persone impegnate a capire il Vangelo e che desiderano saperlo nel migliore dei modi. Le vedo sbattere spesso contro la sua durezza e faticare sulle vie più erte dei suoi insegnamenti.
Ma capire e sapere non sono comunque la via definitiva.
C’è da amare. C’è da lasciarsi penetrare in profondità da Cristo e dalla sua Parola. C’è da chiedere di essere accolti nel profondo della sua Vita.
L’amore comprende.
E «Si può amare anche senza capire».