Pentecoste è l’ennesimo ribaltamento.
L’ennesima narrazione del Dio che dove c’è la morte fa sorgere una vita nuova.
È il rovesciamento pasquale del Risorto che lascia vuoto il sepolcro e che abbiamo contemplato per i 50 giorni di questo tempo di Pasqua.
Che lo Spirito ci ribalti. Almeno un poco.
1. Ingresso.
Mettiti alla presenza del Signore. Cerca la calma.
Fa’ un lento segno di croce.
Chiedi allo Spirito la pace interiore, la libertà di cuore e la capacità di accogliere i suoi doni.
2. Leggere e gustare
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2, 1-4)
Leggi il brano con grande attenzione cercando di comprendere «che cosa dice».
Presta ascolto a quali parole o versetti ti suscitano reazioni interiori significative e soffermati gustandone il sapore, buono o cattivo che sia.
spunti di lectio
Il dono dello Spirito è accompagnato da segnali prodigiosi: frastuono, come di vento forte e poi le «lingue di fuoco».
È da notare che l’espressione «lingue di fuoco» è la stessa con cui poi si dice che gli apostoli si esprimevano in «molte lingue».
Lc sembra suggerirci che lo Spirito si manifesta anzitutto nel registro linguistico.
È Qualcuno, cioè, che ha a che fare con la parola, non anzitutto perché è Lui a parlare, ma perché fa parlare altri.
Le lingue di fuoco, infatti, sciolgono le lingue degli apostoli che iniziano a parlare in diversi linguaggi.
Potremmo dire che, in qualche modo anche prima già lo facevano, considerato che ogni persona ha un suo particolare modo di esprimersi, un suo proprio «linguaggio», costituito dai suoi modi di dire, di fare, di gesticolare, di vedere le cose, di relazionarsi, etc.
Ora, però, gli apostoli comunicano in modo nuovo, con canali che prima non sapevano né potevano usare, secondo modalità alle quali fino a quel momento non riuscivano ad attingere.
È interessante notare come gli apostoli inizino a parlare nuove lingue inizialmente tra di loro e solo successivamente con la gente.
Lo Spirito crea incomunicabilità dove c’era quanto meno un terreno comune di comprensione e di conoscenza?
Al contrario, ovviamente. Solo che la prospettiva spirituale è un’altra.
Lo Spirito è uno ma le lingue sono molte, quasi che voglia lasciare a ciascuno la sua lingua, anzi, come se provi gusto nel marcare le diversità ancor più di quel che sono.
3. Ascoltare e Confidare
Interroga il testo cercando di coglierne il messaggio essenziale (cosa rivela di Dio, dell’uomo, del mondo, dei valori fondamentali?)
Colto il messaggio, applicalo alla tua vita. Che cosa ti dice il testo?
Dialoga con il Signore confidandogli quel che ti è sorto nel cuore.
spunti di meditatio
Lo Spirito donato alla nostra unicità ci rende ancora più unici.
Sembra la condizione peggiore per capirsi, sembra la fine di ogni possibile comunione; invece lo Spirito fa sì che la condizione della maggior diversità sia quella della perfetta comunicabilità.
Da una possibile morte, alla vita.
Mentre normalmente si considera sinonimo di comunione o di buona comunicazione l’assomigliarsi o almeno avere qualcosa in comune, lo Spirito stabilisce la diversità più marcata come condizione migliore per la comunicabilità.
Lo Spirito però non crea comunicabilità attraverso la scoperta di un denominatore comune (ci accordiamo su ciò che piace a entrambi) piuttosto attraverso «l’esprimersi» di ciascuno.
Egli agisce perché ognuno possa tirare fuori le proprie peculiarità e perché possa lasciare emergere il tesoro della propria unicità. Nell’esprimersi autentico si dà vita alla comunione.