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Che stile!

Commento a Gv 5, 1-16

2 Aprile 2019 //  by Don Cristiano Mauri

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Il Vangelo è anche uno stile. Quello di Cristo.
E tu, come ti “vesti”?


1. Ingresso.

 

Mettiti alla presenza del Signore.
Cerca la calma.
Fa’ un lento segno di croce.
Chiedi allo Spirito la pace interiore, la libertà di cuore e la capacità di accogliere i suoi doni.

2. Leggere e gustare

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato. (Gv 5, 1-16)

 

Leggi il brano con grande attenzione cercando di comprendere «che cosa dice».
Presta ascolto a quali parole o versetti ti suscitano reazioni interiori significative e soffermati gustandone il sapore, buono o cattivo che sia.
Se ti sono d’aiuto, utilizza gli spunti seguenti per meglio comprendere il testo.

Note per la comprensione del brano.

Giovanni prepara il terreno alla guarigione del paralitico costruendo con attenzione lo scenario.

Sullo sfondo c’è una festa non ben precisata, che costituisce l’occasione per la salita di Gesù a Gerusalemme. Il luogo invece è ben descritto. Si tratta di una piscina posta a nord-est del Tempio, che era composta da due bacini alimentati dall’acqua piovana e, forse, da una sorgente sotterranea (probabile ragione dell’agitarsi occasionale dell’acqua).

Entra in scena il malato che viene descritto a partire dalla sua condizione di lungo degente. La malattia è ciò che lo definisce e sembra che di lui non via sia altro da dire. D’altronde, 38 anni sono una vita intera.

Gesù sa in anticipo della sua condizione e prende l’iniziativa senza che l’uomo l’abbia sollecitato. Interpella il paralitico con una domanda repentina e, per certi aspetti, curiosa. Potrebbe forse desiderare altro che la guarigione?

Il malato non coglie però nella domanda di Gesù un’offerta di salvezza. Il che fa pensare che non avesse idea della sua identità e della sua capacità taumaturgica.

Il fatto che dichiari di non trovar modo di entrare per primo nella vasca non dà adito a ipotizzare una sua indolenza, bensì dà ulteriore consistenza a una condizione di impossibilità di guarigione, aggiungendo una nota di solitudine e di sconfitta.

Gesù si trova davanti un uomo condannato, isolato e “ignorante”.

Non smette, per questo, di tenere in mano l’iniziativa, e con tre imperativi secchi e decisi («Alzati… prendi… cammina») realizza la guarigione. Non è l’acqua della piscina a salvare, ma l’acqua viva che sgorga da Gesù.

I versetti che seguono e che riferiscono dello scontro coi Giudei, sono uno sviluppo interpretativo del miracolo.

Curioso che gli avversari di Gesù si rivolgano al miracolato invece che all’autore del prodigio. Ancor più curioso è il motivo del rimprovero: l’uomo trasporta la barella in giorno di sabato violando la Legge. Della guarigione, nemmeno un cenno.

Non fa in tempo, l’ex-paralitico, a scaricare la responsabilità della cosa su Gesù che subito lo incontra di nuovo.

È ancora Lui a prendere l’iniziativa: constatando la guarigione, lo invita a custodire nel modo migliore possibile la nuova vita che gli è stata donata. Conferma così che la guarigione non è stata solo un rimedio al corpo ma una trasformazione della persona intera.

La “soffiata” ai Giudei circa l’operato di Gesù lascia qualche dubbio sulla figura del miracolato, rendendola un poco ambigua. È con Gesù o contro di lui? Ogni speculazione a riguardo resta fine a se stessa.

L’effetto che ottiene è, in ogni caso, lo scatenarsi della rabbia dei Giudei che ora attaccano direttamente Gesù per la sua abitudine a guarire di sabato.

3. Ascoltare e Confidare

 

Interroga il testo cercando di coglierne il messaggio essenziale (cosa rivela di Dio, dell’uomo, del mondo, dei valori fondamentali?).
Colto il messaggio, applicalo alla tua vita. Che cosa ti dice il testo?
Dialoga con il Signore confidandogli quel che ti è sorto nel cuore.
Se ti sono d’aiuto, utilizza gli spunti seguenti per meditare il brano.

Spunti per la riflessione sul testo.

Il modo con cui Giovanni descrive Gesù nell’affrontare la situazione del paralitico è davvero molto suggestivo.

Anzitutto per la sobrietà. Nessun fronzolo inutile, niente pietismi, nessuna inutile perdita di tempo. Ma anche estrema essenzialità nell’esprimersi, senza lasciar spazio a discorsi ridondanti, a indagini sulla persona e sulla sua eventuale fede, a considerazioni sulla ragione di una così lunga malattia.

Poi per l’estrema concentrazione e attenzione rivolte a quell’uomo, con una conoscenza pregressa, un richiamo valorizzante al suo desiderio di guarigione, l’ascolto accogliente e non giudicante della spiegazione data dal paralitico.

Ancora la rapidità dell’esecuzione del prodigio, affidato a una parola declinata in un triplice ordine, senza particolari segni o rituali di alcun genere, come in preda alla fretta o all’urgenza di risolvere una condizione durata già troppo tempo.

Infine il comando conclusivo con cui ricorda all’uomo ormai guarito che non deve permettersi di vivere da sconfitto, richiamandolo a orientare sempre la sua vita a valori alti, ben più della pur straordinaria guarigione.

La persona e la sua rinascita al centro. Nessuna concessione a ciò che non è strettamente ordinato a questo. Via gli inutili narcisismi nel fare il bene, via la pretesa di riconoscimento pubblico, via la superiorità di chi vive il servizio dell’altro come un potere. Concretezza nel guarire, fiducia nel raccomandare. E tutto se stesso proteso in dono perché la volontà di guarigione dell’uomo diventasse possibilità reale.

Il Vangelo è anche uno stile. Questo.

E tu, come ti “vesti”?

4. Congedo

 

Sospendi le parole, rallenta i pensieri, cambia fisicamente posizione.
Recita lentamente il Padre nostro, traccia un consapevole segno di croce e sosta qualche istante.

 

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Categoria: QuaresimaTag: Vangelo di Giovanni

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